I riferimenti: L'High Tech nei progetti di Norman Foster
- iLAB
- 14 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 24 giu 2020
Norman Robert Foster, noto come Norman Foster, nasce a Manchester nel 1935 e compie i propri studi prima all’università locale (dove si laurea nel 1961) e poi alla Yale University.
Durante i fondamentali anni americani, ha modo di collaborare con Richard Buckminster Fuller e subisce l’influenza di insegnanti come Paul Rudolph, Serge Chermayeff e Vincent Scully.
Insieme a Richard Rogers fonda e gestisce a Londra, tra il 1963 e il 1967, insieme a Wendy e Georgie Cheesman, il gruppo Team 4. Proprio al Team 4 si deve il progetto della Reliance Control Factory a Swindon (1966-1967), fabbrica ispirata ai temi della leggerezza tipica delle costruzioni americane in acciaio, che è tra gli edifici selezionati dal critico Peter Buchanan per illustrare il neologismo “high-tech” coniato nel 1983.

Reliance Control Factory a Swindon_Prospetto_Fonte:Norman Foster Foundation

Reliance Control Factory a Swindon_Viste_Fonte:Norman Foster Foundation

Reliance Control Factory a Swindon_Assonometria_Fonte:Norman Foster Foundation

Reliance Control Factory a Swindon_Dettaglio_Fonte:Norman Foster Foundation
Il termine descrive opere di giovani protagonisti della scena inglese dell’epoca, le cui caratteristiche di esaltazione del processo costruttivo sono viste come unico linguaggio possibile per l’arte e l’architettura contemporanea. Un approccio che Foster ha mantenuto durante tutta la propria carriera.
La prima importante opera dopo la scissione del Team 4 è rappresentata dall’esordio di Foster nel campo della progettazione di edifici a carattere culturale: il Sainsbury Centre for Visual Arts al campus della East Anglia University (1974-1978) che di lì a poco inaugura edifici divenuti icone del linguaggio hi-tech degli anni Ottanta.

Sainsbury Centre for Visual Arts_GIF Concezione_ Fonte: Norman Foster Foundation

Sainsbury Centre for Visual Arts _Assonometria_Fonte: Norman Foster Foundation
Tra gli altri, il Centre d’Art Contemporain et Mèdiatheque di Nimes (1984-1983), conosciuto con il nome di “Carrè d’Art”, e la celeberrima sede della Hong Kong and Shangai Bank (1979-1986), l’elegante torre di quarantuno piani fuori terra ha un telaio in acciaio a cui sono agganciati pavimenti strutturati come ponti sospesi, modellati come gru tese tra gli angoli dei montanti: una soluzione tecnologicamente esasperata finalizzata alla realizzazione di spazi interni completamente liberi da ingombri e interamente climatizzati.



All’esperienza della banca di Hong Kong sono succeduti numerosi incarichi in estremo Oriente, quali la nuova sede dell’aeroporto internazionale dell’isola di Chek Lap Kok (completato solo nel 1998) e il successivo scalo di Kansai, in Giappone (1988). In particolare, il terminal di Hong Kong è il centro nevralgico di un complesso d’infrastrutture ad altissima tecnologia, che comprendono un tunnel sottomarino e un lunghissimo ponte sospeso, sviluppato su due livelli d’impalcato destinati uno al traffico veicolare e, l’altro, ai collegamenti ferroviari. Veri e propri inni all’ingegneria strutturale, con la hall coperta da un avveniristico tetto a maglia diagonale in acciaio e vetro, privo d’interruzioni, che è stato sagomato a ricordare le ali di un enorme volatile.

Aeroporto di Chek Lap_Vista Volumetrica Fonte: Norman Foster Foundation
In Inghilterra Foster ristruttura l’edificio storico della Burlington House alla Royal Accademy of Arts (1991), trasformata nella nuova sede delle Sackler Galleries invertendo i percorsi di accesso al sito ed esponendo, su una nuova piazza coperta, la facciata della Burlington House, rimasta nascosta da ampliamenti successivi per oltre un secolo.
Realizza ex-novo il terminal dello Stansted Airport, progettato alla fine degli anni Settanta e inaugurato solo nel 1991, costituito da una sequenza di parasole in membrane di PVC rette da strutture al albero in tubolare d’acciaio.

Stansted Airport_Vista interna_ Fonte: Norman Foster Foundation

Stansted Airport_Vista interna_ Assonometria: fonte: Norman Foster Foundation
Successivamente riorganizza e riqualifica il sistema di accessi al British Museum, costruendo la copertura vetrata della Great Court (1999-2000), il cui progetto può essere letto come evoluzione dei concetti messi in campo per quello delle Sackler Galleries.

Great Court, British Museum_Sectional Process Drawing_Fonte: Norman Foster Foundation
La ricerca sui materiali è un altro cardine della filosofia di Foster. Il vetro, insieme all’acciaio, è uno dei materiali prediletti, perché trasmette la luce, racchiude e al tempo stesso connette. Può essere usato per rendere “simbolicamente” trasparente un edificio, come nell’intervento sul Reichstag di Berlino (1999), che è sormontato da una grande cupola di acciaio e vetro percorsa da una passerella da cui si osserva la città e la sottostante sala del parlamento.

Reichstag Rennovation_Process Drawing_Fonte: Norman Foster Foundation
Sono di vetro anche le opere più iconiche di Foster a Londra come il 30 St Mary Axe, il primo grattacielo ecologico della capitale, che sfrutta un sistema di climatizzazione naturale, reso possibile dal caratteristico profilo dell’edificio.Su pianta circolare, si dilata salendo per poi restringersi verso la sommità: si creano in questo modo sulla facciata esterna differenziali di pressione che innescano un sistema unico di ventilazione naturale.

30 St Mary Axe_Concezione_ Fonte: Norman Foster Foundation
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